Storia di un momento, in una giornata d’estate che sa d’autunno
Piove. Giornata autunnale in un luogo dove non pensi che l’autunno possa esistere. Città deserta. Pochi turisti che si barcamenano tra alcuni bar davanti al porticciolo turistico e negozi di souvenir dal gusto discutibile; cercano di avere la meglio sulla noia. I vestiti anti-pioggia fosforescenti con abbinamenti cromatici casuali si notano da grande distanza.
Passeggio in una strada di fronte al mare che collega il niente al nulla. Sulla destra i resti romani di un porto, un paio di cassonetti dell’immondizia e un marciapiede inspiegabilmente ampio. Sulla sinistra lampioni alternati ad eucalipti. Gli alberi, con le radici, hanno deformato il marciapiede rendendolo quasi inutilizzabile per lunghi tratti. Oltre il mare.
Quasi smette di piovere. La pioggia da insistente si trasforma in una pioggerella appena percettibile.
Un raggio di sole attraversa lo strato denso di nuvole. Mi guardo intorno e noto un’immagine che mi ricorda un palco.
Imposto la macchina fotografica e attendo che succeda qualcosa. La luce è tenue e fatica ad attraversare le nuvole.
Aspetto. Non succede niente. Aspetto che qualcuno si presenti sul palco come ad uno spettacolo teatrale, ma non succede. Penso che sarebbe perfetta la donna con i palloncini di Salonicco oppure un uomo curvo su un bastone oppure un clown! Un clown sui trampoli! Meglio ancora, un giocoliere! Fantastico cercando di immaginare chi passerà e il punto esatto in cui dovrò scattare. Intanto aspetto. Niente. La pioggia comincia a farsi sentire, la luce è sempre più debole. Aspetto. Mi dico “ancora 30 secondi”, ma niente. La luce è quasi dissolta.
Mi chiedo almeno se voglio prendermi quel palco vuoto. Ci penso mentre la pioggia si fa ostinata. Mi decido, scatto! Mi prendo il mio palco vuoto, la luce, il mare, la pioggia.