Sal, dobbiamo andare e non fermarci mai finché non arriviamo.
Per andare dove, amico?
Non lo so, ma dobbiamo andare.
                                                                                                                                                 Sulla Strada, Jack Kerouac








Il 2020 è stato un anno che tutti ricorderemo; un anno di privazioni, di solitudine, di noia, di paura ma anche di tempo ritrovato e di lentezza. 
Ci ricorderemo di come questa pandemia ha cambiato il nostro modo apparentemente inamovibile di vivere, le relazioni, l’essenza della vita quotidiana. Tutto improvvisamente si è fermato. Si è fermato il lavoro, il commercio, la socialità. Tutto è diventato immobile e stagnante; il fiume in piena delle nostre vite dinamiche e dalle teoriche infinite possibilità è stato arginato da un qualcosa che, forse per superbia, non abbiamo avuto il coraggio di definire un essere vivente. Chi se lo poteva immaginare?
Perdendo come tutti la libertà di viaggiare, di muoversi e di incontrare persone, mi sono trovato confinato intorno alla mia casa, "imprigionato" in un piccolo spazio di terra incuneata tra due province e tre comuni.
Il progetto è nato qui, con la mia irrequietezza che si doveva accontentare, quando era concesso, di una passeggiata di qualche chilometro su colline brulle, vigne e strade di campagna, accompagnato da una piccola macchina fotografica e dal ricordo di un buon libro di viaggio letto qualche ora prima per anestetizzare ulteriormente la mia voglia di altrove.
Non so quanti chilometri ho fatto esattamente; il contapassi supera i 2000 km, ma anche se fossero 100, percorsa a piedi in un fazzoletto di terra così piccolo, mi sembra una distanza siderale.
Questo è quello che ricorderò del 2020 e che voglio mostrare con le mie foto: un lungo viaggio a piedi in mezzo  alla campagna mentre immaginavo le strade americane di Kerouac, le strade percorse in moto da Pirsig, i paesaggi Patagonici dei racconti di Sepulveda o di Coloane e  le terre messicane polverose di Cacucci;immagini di spazi sconfinati, di libertà e solitudine. 
Ho cercato di fotografare i dintorni della mia casa come fossi in viaggio in qualche strada in mezzo al deserto o in qualche altro luogo sperduto della terra. Il formato 16:9  mi ricordava i frame di pellicole cinematografiche; la fotografia di un viaggio in luoghi simili, del resto, la immagino così, proprio come i  frame dei classici roadmovie. 
I pali dell’energia elettrica diventano il soggetto centrale in molte foto;ho imparato ad osservarli nella pampa in Patagonia. Quando attraversi per centinaia di chilometri un luogo deserto, cespugli bassi, strada dritta e cielo, enorme, che ti schiaccia, l’unico riferimento spesso sono proprio loro. Tipicamente affiancano la strada e ti accompagnano per tutto il viaggio e dopo un po’ che li osservi, inizi ad apprezzarne la grazia, l’equilibrio, e soprattutto la compagnia. 
Nella pandemia mi sono sembrati  un po’ la rappresentazione dell’umanità, soli ma collegati l’uno con l’altro, vicini ma senza potersi  toccare. 
Tutto questo ha fatto ‘sì che la memoria di questo anno non sarà per me solo città vuote, personale medico a lavoro, gente in fila al supermercato con la mascherina, ma  anche l’immagine di un paesaggio rurale vicino casa che mi teneva prigioniero, ma  tramite cui immaginare l’altrove.
Se dovessi dedicare a qualcuno questo progetto, lo dedicherei a Sal, a Dean, a Pedro, a Flamenco, a Oyarzo, a Carlos e a tutti i personaggi usciti dalla penna di coloro  che mi hanno accompagnato in questo viaggio immobile


2020 was a year we will all remember, a year of deprivation, loneliness, boredom, fear but also of rediscovered and lagging time.
We will remember how this pandemic has changed our seemingly immovable way of life, relationships, the essence of our daily life. Everything suddenly stopped, work, trade, sociality, everything has become immobile and stagnant; the flooding river of our dynamic lives and of infinite theoretical possibilities was dammed by something that, perhaps out of pride, we did not have the courage to define a living being. 

Who could have imagined it?
Like everyone else, losing the freedom to travel, move and meet people, I found myself confined around my house, "imprisoned" in a small space of land wedged between two provinces and three municipalities.
The project was born here, with my restlessness that had to be satisfied, when it was allowed, to walk of a few kilometers on barren hills, vineyards and country roads, accompanied by a small camera and the memory of a good travel book read a few hours before to further anesthetize my desire for elsewhere.
I don't know how many kilometers I have covered exactly; the pedometer exceeds 2000 km, but even if they were 100, traveled on foot in such a small patch of land, it seems to me a sidereal of distance.
This is what I will remember from 2020 and what I want to show with my photos: a long journey on foot in the middle of the countryside while imagining the American roads of Kerouac, the roads traveled by motorbike by Pirsig, the Patagonian landscapes of the stories of Sepulveda or Coloane and Cacucci's dusty Mexican lands; images of boundless spaces, of freedom and solitude.
I tried to photograph the surroundings of my house as if I were traveling in some road in the middle of the desert or in some other remote place on earth. The 16: 9 aspect ratio reminded me of movie frames; after all, I imagine the photograph of a trip to similar places, just like the frames of classic road movies.
Electricity poles become the central subject in many photos; I learned to observe them in the pampas in Patagonia. When you cross a deserted place for hundreds of kilometers, low bushes, a straight road and an enormous sky that crushes you, the only reference is often them. Typically they accompany the road and accompany you throughout the journey and after a while you observe them, you begin to appreciate their grace, balance, and above all the company.
In the pandemic, they seemed a bit like the representation of humanity alone but connected to each other, close but without being able to touch.
All this has meant that the memory of this year will not be for me only empty cities, medical staff at work, people in line at the supermarket with masks, but also the image of a rural landscape near my house that held me who felt as a prisoner, but through which to imagine elsewhere.
If I had to dedicate this project to someone, I would dedicate it to Sal, Dean, Pedro, Flamenco, Oyarzo, Carlos and all the characters that came out of the pen of those who accompanied me on this motionless journey.


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